Brunetta tra precari e fannulloni

17 10 2008

Intervista su Otto|eMezzo, La7, al ministro Brunetta… Per chi ancora non ci crede, ora  può sentire direttamente dalla sua voce cosa pensa della ricerca e di chi la fa. Pensiero abbastanza esplicito.

Per i forti di stomaco… IL SERVIZIO


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4 responses

19 10 2008
alessandro

Per tutti i precari con il prosciutto negli occhi:
io sono un precario dal 2002 della facoltà di agraria di Firenze. Penso che tutti i precari Universitari abbiano chiaro quanti tecnici – professori ordinari ed associati – ricercatori – amministrativi …. RUBANO da anni lo stipendio, RUBANO materiale in dipartimento, TIMBRANO ED ESCONO (nel nostro caso vanno alle cascine), fanno FALSI STRAORDINARI, NON FANNO IL PROPRIO LAVORO ….
Sono tantissimi, qui si vuole difendere uno STATUS QUO di NULLAFACENZA di FANNULLONI appunto. Mia moglie lavora nel primato e lì è un altro pianeta, sono al’estero in missione qui è un altro mondo.
La legge potrà pure essere uno schifo, ma criticare, come in questo servizio, a priori la VOGLIA DI CAMBIARE, questo sistema del tutto inefficiente, pieno di fannulloni è indecente.
Sono schifato nel vedere professori che non sanno la materia che insegnano, che non sono aggiornati da anni, che iniziano a lavorare alle 10 e alle 14-15, che nel 2008 non sanno minimamente usare un PC, che non sanno l’inglese nemmeno a livello basuico, lì in prima fila a fare la pagliacciata del’insegnamento in piazza. Se ci fosse solo un briciolo di meritocrazia in piazza ci sarebbe fissi senza lavoro.

20 10 2008
no133

Caro Alessandro, siamo perfettamente d’accordo che l’università è ben lontana dall’essere un organo efficente e ben amministrato, e lo dimostra il fatto che a Firenze i problemi finanziari si sentono già da anni, e che anche senza l’aiuto di questa legge non saremmo andati avanti ancora per molto in questo modo.
Non mi sembra che in questo sito sia mai stato detto che NON vogliamo cambiare le cose. Anzi. Se lei avesse idea di quanto noi studenti abbiamo lottato negli ultimi anni per cercare di far aprire gli occhi a chi l’università la gestisce davvero forse non ci accuserebbe così facilmente di non voler cambiare lo status quo.
Ma siamo anche convinti che il modo per cambiare le cose NON sia distruggere l’università pubblica. O per lo meno, questo non è il cambiamento che vogliamo noi, visto che saremmo felici di poter finire di studiare e di avere la possibilità un giorno di far studiare anche i nostri figli.
Le farei notare inoltre che la contestata legge 133 NON è nel modo più assoluto una RIFORMA dell’universtà, ma è contenuta nella FINANZIARIA, e come tale contiene SOLO provvedimenti (tagli in questo caso, purtoppo) di tipo economico ed amministrativo, che non sono in alcun modo volti al riordinamento delle università, ma solo a portare verso una privatizzazione coatta degli atenei.
Non so se lei ha dei figli, ma non penso che sarebbe felice di non potergli assicurare il diritto al’istruzione.

20 10 2008
alessandro

Il commento che ho fatto era riferito a questo post, ossia all’intervista rilasciata da Brunetta. Ritenere da stomaco forte questa intervista è perlomeno da persone che hanno preconcetti, così come li hanno in modo evidente la Gruber e l’altro giornalista.
In questa intervista si contesta tutto ciò che viene proposto, tornando poi al cap. Università ho troppo pieni gli occhi dei prof. e dei tecnici di laboratorio del mio dip. per poter essere oggettivo e per poter pensare solo x un momento di unirmi a loro nella protesta, xchè i + attivi nella protesta nel mio dip. sono proprio i più lavativi.

20 10 2008
no133

Il problema non credo siano i preconcetti. L’intervista l’abbiamo vista e giudicata, ovviamente da un punto di vista soggettivo, a posteriori.
I giornalisti avevano palesemente un opinione in merito, ma sono stati nonostante tutto obbiettivi. Erano praticamente costretti dalle menzogne di Brunetta a correggere le sue affermazioni.
E comunque non so come fa lei a sopportare che Il Sig. Brunetta spari così a zero su tutta la categoria dei lavoratori nella ricerca, quando anche lei ne fa parte.
Capiamo che ci siano molte persone, con cui lei giustamente è arrabbiato, che non fanno il loro lavoro. Ma non si può generalizzare in questo modo, perchè le assicuro che, almeno da noi, ci sono anche persone che il loro lavoro lo fanno. Inolte anche noi un giorno speriamo (anche se ormai è una speranza molto remota) di poter lavorare nella ricerca, e abbiamo per questo già un amor proprio verso la categoria, cosa che dovrebbe avere anche lei, non per i suoi colleghi che certamente non lo meritano, ma per se stesso.

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